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Tuesday 6 May 2014

Lo Strano Caso Digitale del Dr. Carogna e di Mr. Gastone

E' paradossale ciò che è avvenuto prima e durante la finale di Coppa Italia 2014 tra Napoli e Fiorentina.
O meglio, lo sarebbe se non fossimo in Italia. Tafferugli, scorte mancate, spari ad un tifoso partenopeo. Cose che in un Paese civile non avverrebbero.



Ciò che colpisce maggiormente però è l'accanimento dei media (e social media) sul caso dell'ormai famigerato Genny A' Carogna: gli sono stati dedicati servizi, pagine Facebook di tributo e di odio.
La sua maglietta inneggiante ad un assassino, Antonino Speziale, (presunto o tale, c'è ancora da fare luce sulla faccenda, quindi preferisco non esprimermi) è qualcosa che fa discutere. E' paradossale però che sui telegiornali e sul web abbia trovato poco spazio l'altro protagonista, in negativo, della serata: Daniele De Santis, detto Gastone, già protagonista nel 2004 durante un derby Roma - Lazio. Un uomo che ha sparato e mandato all'ospedale in fin di vita un ragazzo napoletano, Ciro Esposito, che nella migliore delle ipotesi rischia ora di restare su una sedia a rotelle per la vita.

Ho riassunto nel grafico sottostante il buzz degli ultimi giorni registrato su Google Trends:



La sovraesposizione delle keywords 'Carogna' e 'Genny A Carogna' rispetto a quelle di 'Gastone' e 'Daniele De Santis' è sconcertante.
Il risalto dato dai media, in particolare dal commento poco lucido (e di parte) della RAI, ha creato anche dei trending topic su Twitter come #IlCapoUltrasHaDeciso e #GennyACarogna, generando conversazioni spesso a tema goliardico, ma anche di carattere razzista.

 

Come ha dichiarato il Questore di Roma Mazza, non c'è stata nessuna trattativa con Gennaro De Tommaso, il capo ultras del Napoli, ma solo la comunicazione che il tifoso fosse ancora vivo. Eppure, per l'ennesima volta, i media hanno storpiato la realtà, dando per scontato qualcosa che non stava accadendo, spingendo poi centinaia di migliaia di persone sui Social Media a commentare di conseguenza.

A tal proposito, ecco un video pubblicato da un ragazzo napoletano, Mario Esposito, che racconta i fatti con l'occhio critico, quasi commosso, di chi ha vissuto i fatti in prima persona.



E' il rischio di questi anni: non è il primo caso dove una notizia-bufala si diffonde a macchia d'olio, dove non viene verificata la fonte prima di sparare sentenze, dove qualcuno diventa protagonista negativo rispetto a colui o colei che meriterebbe invece l'onore (o l'onere) di essere sbattuto in prima pagina.

E forse nemmeno l'ultimo.



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