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Monday 10 November 2014

Ma si può mangiare con i Social Media?

Il mondo del lavoro è cambiato.

Co-working, start up, lavoro in remoto, conference calls o freelancing sono solo alcuni dei termini a cui pensiamo per cercare di capire il cambiamento a cui andiamo incontro.
L’Italia sta finalmente capendo che i tempi del posto fisso sono lontani (cit. Matteo Renzi, #Leopolda5) e che mobilità, mentale più che fisica, è la parola d’ordine.

In quest’epoca di cambiamenti e modernità tutti noi abbiamo a disposizione delle risorse meravigliose come i motori di ricerca e i social network. In particolare questi ultimi stanno battagliando fortemente per togliere il primato a Google in termini di tempo d’utilizzo da parte degli utenti e le aziende si sono accorte che è facile comunicare con gli utenti tramite un pagina Facebook, un account Twitter o Instagram, persino tramite una pagina Linkedin come ha fatto la Mattel che ha creato il profilo ufficiale della bambola Barbie sul social network per eccellenza dei lavoratori!


Con l’Expo 2015 che si avvicina, temi come il buon cibo e la sostenibilità ambientale acquisiranno una forte preponderenza sui media e ci saranno diverse opportunità di visibilità per quelle aziende o per quegli individui che sapranno padroneggiare i mezzi attualmente più economici, più accessibili e più popolari da utilizzare: i social media.


Ecco di seguito alcuni esempi di successo di alcuni brand o persone legate al mondo del food che hanno avuto il merito di farsi notare grazie ad un corretto, intelligente e/o divertente utilizzo di una comunicazione fatta tramite ciò che mi piace definire social advertisement... Ma anche storie di  chi ne ha fatto a meno, perchè ci ha pensato il pubblico a fare pubblicità per loro.


 La Fast Food Communication sui social media






Da qualche tempo a questa parte il tema della comunicazione in tempo reale è divenuta fondamentale per aver successo sui social network. Facebook e Twitter si danno battaglia per conquistare le attenzioni degli utenti. Parlare del trending topic del momento è ciò che distingue, ad esempio, una fanpage Facebook di successo da una che ottiene poco engagement con i fan.
 Ecco due esempi di social advertisement proposti da due grandi brand FMCG poco fa, durante lo “scandalo” #Bendgate (i neo-possessori di iPhone 6 Plus denunciavano che il device gli si piegasse in tasca... scatenando l’inferno sui social media!
Mikado su Facebook e KitKat su Twitter hanno ottenuto un engagement elevatissimo, facendo divertire i propri ascoltatori che hanno riconosciuto questi due contenuti come diversi rispetto alle solite comunicazioni standard, uno dei punti di forza dei Social Adv che vengono spesso creati apposta per i social network.




 Non è vero, ma ci credo



Parlando di professioni nel settore del food, è ormai da anni che in TV vanno di moda i talent show legati al mondo del cibo, come Masterchef e affini, che hanno successo in particolare sul satellite e sul digital terrestre.
Ma i cosiddetti esperti di cibo esistono anche nella vita reale. Questo ha ispirato due geniali ragazzi Olandesi chesi sono posti una domanda: gli esperti di cibo, sono davvero degli esperti?
I due hanno acquistato del cibo da McDonald’s e dopo averlo camuffato, lo hanno portato ad una fiera alimentare organizzata nei Paesi Bassi, facendo assaggiare le “pietanze” a dei cosiddetti esperti e appassionati di cibo e alta cucina, spacciandolo per una nuova alternativa biologica al cibo da fast food.
Risultato? 100% di feedback positivi, con addirittura persone che definivano quel Big Mac tagliato a fettine come “Certamente più puro e appetitoso del cibo di McDonald!”
La gente crede a ciò che vogliamo far creder loro? Sembrerebbe di sì!
Inquietante ed affascinante allo stesso tempo.


Sex Sex Sex
Cambiamo ora leggermente argomento, con una provocazione sotto forma di domanda: si può fare social media marketing... offline? Certamente!
Domino’s Pizza, uno dei brand maggiormente attivi su Facebook con oltre 10 milioni di fan e su Twitter con oltre 682 mila follower. Il brand ha già capito da tempo che i cosiddetti user generated contents, sono una vera e propria manna per le aziende poiché significano... pubblicità gratis.



Domino’s sta quindi incentivando i dipendenti ad inserire messaggi divertenti sui cartelloni all’esterno dei punti vendita, messaggi che poi puntualmente vengono ripresi e condivisi sui social, Facebook, Instagram o Twitter in particolare.
Un modo intelligente ed economico per ricordare agli affamati che se la fame chiama, Domino’s risponde!


Keep calm and be a good Community Manager!


Tornando al classico mondo della rete, un altro brand che sa come utilizzare i social media come è certamente Just Eat.
La forza di Twitter, per i brand legati al food, è senza dubbio la possibilità di fungere da customer service.



Il valore aggiunto è certamente il Tone of Voice utilizzato: nella foto mostrata, il Community Manager risponde in maniera ironica ad un utente con un utente che si chiedeva se fosse possibile mandare una pizza da Roma fino a Trieste. L’utente ha infine premiato la risposta tagliente del Community Manager con favourite (considerato come una sorta di Mi Piace su Twitter), con la conversazione che poi è stata ripresa da alcune testate del settore, diventando virale.
Questo è il modo giusto per utilizzare i social media e Twitter in particolare? A mio modo di vedere, assolutamente sì!
Il meccanismo sui social si ribalta: sono gli utenti che decidono come impostare la conversazione, e non viceversa.


L'importanza di chiamarsi Damon

 

Si può diventare famosi, servire portate da 200 dollari l’una e avere una lista d’attesa che va dai cinque ai dieci anni, il tutto senza fare assolutamente pubblicità? Evidentemente sì, dando un’occhiata alla storia dello chef  Damon Baehrel, cuoco originario di Earlton, New York.


Se avrete la fortuna, la pazienza e/o i soldi per visitare il suo ristorante da 12 tavoli, sappiate che la sua fama deriva completamente da un viralissimo word-of-mouth, il passaparola. Raccomandazioni cominciate copiosamente già dal 2006, anno di apertura del bistrot, e vertiginosamente aumentate con il diffondersi dei social media: provate a scrivere Damon Baehrel su Twitter e date un’occhiata a tutte le menzioni, gli articoli, i video o le foto che ritraggono il gastronomo, che non utilizza internet o possiede un cellulare, ma che crea le sue pietanze da zero, fungendo anche da cameriere, cassiere e giardiniere nel suo ristorante-tenuta.
Potenza di internet e dei social, mista a bravura: complimenti! 

Monday 14 July 2014

What Kind Of Social Media Marketing Brand Did During The World Cup Final?



There are many ways to entertain your community on Facebook.
But when we talk about the World Cup, all the brands have a special (and easy) opportunity to engage with more users than usual: sport, gossip, drama, emotions all concetrated in three hours of the match Germany - Argentina.

Let's have a look at some great examples of Social Media marketing and community management!

                         




Brilliant! "The Best extra weight we have ever carrier". Simple copy, hot topic related, basic graphic: just the best post World Cup related I've seen this year.




 A famous song by LMFAO used to say "I am Sexy and I know it!" For the NGO Plan International we can change the lyrics a little and say "I am lucky and I know it": their testimonial is not just a World Champion but is the man who scored the gol who gave the World Cup 2014 to Germany!



Samsung got a big score, too, reminding all the social media that Mario Gotze it's part of the 11 Star team of Galaxy.



From good examples to a bad one: why Johnson&Johnson, one the main World Cup sponsor, just posted a simple congratulation post with the German flag? A good chance to engage, lost in the wind of social media posts. Just have a look at the huge engagement difference between this post and the Lufthansa post.



What is everybody talking about? Still, celebrities like Shakira and Rihanna are very used to attract the right audience.





Flo Rida talking about football (or soccer, how they call it back in America)? Yes, if the prize it is to improve the engagement on Facebook!


And what about Meme? So many website made a collection of the best meme made for the World Cup.



But there was also something happened during the match that was not broadcasted on the TV: the pitch invader. So here we go: all the news channel immediately shared photos of the runner, who was speared down. Poor boy!


User generated content were, of course, the 99% of social media post yesterday. But what about UGC when you have a leading actor of the 2014 World Cup final in Podolski and Schweinsteiger? This Sri Lanka radio immediately took the opportunity and shared the selfie (found of 9Gag, as we can read from the stamp on the pic) of the two German player: right timing, homies!


No doubt about it: Mario Gotze was really THE man yesterday night. But as GQ Inda reminds us, yesterday it was not his best score. Here too: good use of the hot topic of the moment, taking the girlfriend of Mario Gotze, Ann Kathrin Brommel, into the picture attracting male social media users.










Tuesday 13 May 2014

5 No-Brand Marketing Strategy: quando la Notorietà non è tutto!

Ci sono diversi modi per nascondere un Brand. In questo articolo cercherò di analizzare differenti tipologie di marketing strategy che ho avuto modo di osservare nel corso degli anni.

Innanzitutto: cos'è una #NoBrand Marketing Stategy?

Ci possiamo trovare di fronte a diverse strategie, completamente differenti tra loro. Il punto in comune è sempre lo stesso: un brand che viene abilmente occultato alla vista del consumatore, nonostante questo in realtà sia pienamente presente e rintracciabile da un occhio più smaliziato.

Andiamo ora ad analizzare alcuni esempi di Brand che hanno scelto di "nascondersi", con risultati diversi.

1) Mac Baren (tabacco)
Questa tobacco company ha scelto sicuramente una strategia diversa rispetto a praticamente tutti i suoi competitor e questo si evince sin dalla prima occhiata al packaging, dove troviamo una scritta che recita:
"Roll your own American Blend for people who don't need a brand to tell other people who they are".
Uno statement forte che sicuramente induce curiosità e può spingere all'acquisto.
Ma non finisce qui: all'interno della confezione troviamo il secondo capitolo di questa forte e non casuale #NoBrand Marketing Strategy:
"Apporre un marchio è a volte la ricerca di esprimere ciò che le persone vogliono ottenere e l'apparenza di poter concedere tutto questo. Nel tabacco questa apparenza è stata sintetizzata con immagini di cowboys, artigiani, piramidi ed ancora temerari piloti da combattimento. Noi siamo produttori di trinciati del tabacco dal 1887 per fumatori che sanno cosa vogliono e preferiscono la qualità che si vede e l'aroma che si sente grazie alla raffinatezza e alla bontà delle varietà di tabacco impiegate. Se siete annoiati dalle solite abitudini avete scelto la giusta busta."
BOOOM!
La Mac Baren ha fatto centro: ha colpito l'attenzione dell'attenzione del consumatore dichiarandosi completamente estraneo ai "giochetti" tipici dei brand di tabacco: niente simbolismi, niente machismo, niente strategie. Carte scoperte. La promessa: sei un fumatore che punta sulla qualità? Siamo il brand giusto per te!

2) Soda Stream (non alcoholic beverage)

Da un brand nascosto, ad uno dove il marchio è in bella evidenza. Off topic? Non proprio! In questo caso il brand in questione è Soda Stream che ha speso ben 4 Milioni di dollari per una pubblicità con protagonista la sexy diva hollywodiana Scarlett Johansson, mandata in onda durante l'ultimo Superbowl, l'evento sportivo con più viewers al mondo, con l'obiettivo di pubblicizzare questo marchio di Soda la cui promessa è di avere meno zuccheri e di rispettare maggiormente la natura rispetto ai prodotti rivali.



 In questo spot il brand Soda Stream è in realtà ben visibile. La genialata di marketing si trova nella parte finale dello spot, in una semplice frase di sole cinque parole: "Sorry Coke and Pepsi".
Citare i due diretti concorrenti possiedono praticamente la quasi totalità del market share planetario) sembrerebbe una mossa folle. Eppure, proprio questa strategia è stata la vera e propria ciliegina sulla torta, che ha permesso a questo video di diventare virale: la frase è stata infatti censurata in TV, poiché Pepsi era tra i protagonisti dell'half-time show. Soda Stream ha risposto realizzando l'hashtag #sorrycokeandpepsi, contribuendo a rendere il video virale e a "salvare il mondo", proprio come la Johansson chiedeva nello spot: ben 14 Milioni di viewers su YouTube. Non male, vero?

3) AS Roma (football club)

Dopo un esempio di successo, eccone uno che non ha propriamente incontrato i favori dei consumatori, o meglio dei tifosi. Dopo un accordo di sette anni Robe di Kappa e in attesa dell'arrivo della multinazionale americana Nike a partire dalla stagione 2014-15, l'AS Roma ha presentato a Luglio 2013 la nuova maglia per la stagione 2013-14, una maglia unbranded prodotta da una piccola azienda, Ares srl, collegata al più nota Asics.
                               
Nonostante sulla maglia, all'esterno e all'interno, fossero riportati simbologie e motti legati al tessuto culturale locale ("Solo per questa maglia.... Unico Grande Amore", l'anno di fondazione in numeri romani) e il numero di serie per indicarne l'unicità (#UnicaComeTe era l'hashtag di riferimento), la divisa non ha riscontrato il favore dei tifosi, in quanto la mancanza di uno sponsor tecnico l'ha fatta apparire, agli occhi di molti, come un "prodotto da bancarella".
E' questo il risultato di esposizioni a campagne pubblicitarie massicce? Un prodotto non può essere visto come di qualità se non è brandizzato da un marchio "blasonato"?

4) Marca del Distributore (GDO products)
Rispondendo alla domanda di chiusura del precedente paragrafo, sembra che non tutti la pensino alla stessa maniera. Se per alcuni il prodotto di marca, in particolare in ambito fashion, è qualcosa di molto importante (se non fondamentale), per molte altre persone, ad esempio nel campo del food, il marchio diventa di secondaria importanza rispetto ad altre variabili, come ad esempio il prezzo.


Prendendo come esempio la grande distribuzione organizzata (GDO), bisogna ormai considerare ormai le grandi catene come Esselunga, Simply, Conad o Carrefour dei veri e propri competitor di brand storici presenti sugli scaffali dei supermercati italiani. Secondo una recente ricerca infatti, la quota di mercato complessiva dei cosiddetti prodotti MDD (marca del distributore), è prossima al 20%, con oltre il 90% dei produttori che appartengono al tessuto locale italiano.  Una bella soddisfazione per il Made in Italy!
E una scelta in più per il consumatore, che spesso si lascia attrarre tra un prodotto che non è accompagnato da un brand altisonante, ma che garantisce comunque la fiducia del supermercato sotto casa!
                                            
D'altronde, come è possibile non fidarsi di sé stessi?

5) Product Placement (movies)
La mia strategia preferita, so far! Raggiungere il consumatore quando è rilassato: sul divano, sul letto, sulla poltrona di un cinema, sullo schermo del tablet. Quello che una volta riusciva a fare la classica pubblicità televisiva e che ormai è totalmente appannaggio di film, serie tv e YouTube series.
Rendere il brand parte integrante della storia: come accade in Cast Away, dove Chuck Noland (Tom Hanks) interpreta un system analyst della FedEx, attraversando il mondo per risolvere problemi di produttività della sua azienda, fino a quando il suo aereo precipita nell'Oceano Pacifico: saranno proprio gli oggetti che trasportava a permettergli di sopravvivere. Grazie FedEx!
Venendo ad un esempio di Product Placement nostrano c'è il recente Benvenuti al Sud, dove Siani e Bisio lavorano nell'ufficio di Poste Italiane nella splendida cornice di Castellabate. L'Ufficio diventa teatro delle vicende dei protagonisti, rimanendo in secondo piano ma comunque un vero e proprio veicolo della trama!
Chiudo l'articolo con un esempio di Product Placement di finzione: può piacere o meno, ma è indiscutibile come Quentin Tarantino abbia sfornato alcuni tra i film più meritevoli di attenzione della storia recente del cinema. Il regista ha da sempre inserito nelle sue pellicole dei brand di finzioni, ma comunque sempre ricorrenti: tra questi i più famosi sono le sigarette Red Apple e la catena di hamburger Big Kahuna, conosciuti in particolare per la loro presenza nel film del 1994 Pulp Fiction.

Per oggi è tutto. Se avete commenti, date pure un'occhiata sulla colonna di destra e contattatemi attraverso Twitter, Google Plus, Facebook o Linkedin.

Cheers,
Alessandro




Wednesday 7 May 2014

17 Abitudini Per Diventare Una Persona Di Successo [INFOGRAFICA]



 Cosa distingue le persone che hanno ottenuto il successo (o che lo stanno ricercando) da coloro che invece sono perennemente insoddisfatte?

In questa infografica sono state individuate ben 17 abitudini e caratteristiche che una persona di successo dovrebbe assolutamente perseguire.

1) Avere un senso di gratitudine
2) Complimentarsi con gli altri
3) Perdonare gli altri
4) Accettare le proprie responsabilità quando si fallisce
5) Tenere un diario

6) Desiderare il successo per gli altri
7) Tenere una lista di caratteristiche di come desideriamo essere
8) Stabilire degli obiettivi per la propria vita
9) Imparare continuamente
10) Trasformare la propria prospettitva
11) Tenere una "To Do" List rispetto ai propri progetti
12) Essere pronti al cambiamento

13) Ricercare la gioia
14) Condividere informazioni
15) Parlare di idee
16) Leggere ogni giorno
17) Dare agli altri credito per le proprie vittorie

Qui di seguito l'infografica completa, anche con le caratteristiche delle persone di insuccesso.
Ma mi auguro vi soffermiate maggiormente sulla prima parte :)



Tuesday 6 May 2014

Lo Strano Caso Digitale del Dr. Carogna e di Mr. Gastone

E' paradossale ciò che è avvenuto prima e durante la finale di Coppa Italia 2014 tra Napoli e Fiorentina.
O meglio, lo sarebbe se non fossimo in Italia. Tafferugli, scorte mancate, spari ad un tifoso partenopeo. Cose che in un Paese civile non avverrebbero.



Ciò che colpisce maggiormente però è l'accanimento dei media (e social media) sul caso dell'ormai famigerato Genny A' Carogna: gli sono stati dedicati servizi, pagine Facebook di tributo e di odio.
La sua maglietta inneggiante ad un assassino, Antonino Speziale, (presunto o tale, c'è ancora da fare luce sulla faccenda, quindi preferisco non esprimermi) è qualcosa che fa discutere. E' paradossale però che sui telegiornali e sul web abbia trovato poco spazio l'altro protagonista, in negativo, della serata: Daniele De Santis, detto Gastone, già protagonista nel 2004 durante un derby Roma - Lazio. Un uomo che ha sparato e mandato all'ospedale in fin di vita un ragazzo napoletano, Ciro Esposito, che nella migliore delle ipotesi rischia ora di restare su una sedia a rotelle per la vita.

Ho riassunto nel grafico sottostante il buzz degli ultimi giorni registrato su Google Trends:



La sovraesposizione delle keywords 'Carogna' e 'Genny A Carogna' rispetto a quelle di 'Gastone' e 'Daniele De Santis' è sconcertante.
Il risalto dato dai media, in particolare dal commento poco lucido (e di parte) della RAI, ha creato anche dei trending topic su Twitter come #IlCapoUltrasHaDeciso e #GennyACarogna, generando conversazioni spesso a tema goliardico, ma anche di carattere razzista.

 

Come ha dichiarato il Questore di Roma Mazza, non c'è stata nessuna trattativa con Gennaro De Tommaso, il capo ultras del Napoli, ma solo la comunicazione che il tifoso fosse ancora vivo. Eppure, per l'ennesima volta, i media hanno storpiato la realtà, dando per scontato qualcosa che non stava accadendo, spingendo poi centinaia di migliaia di persone sui Social Media a commentare di conseguenza.

A tal proposito, ecco un video pubblicato da un ragazzo napoletano, Mario Esposito, che racconta i fatti con l'occhio critico, quasi commosso, di chi ha vissuto i fatti in prima persona.



E' il rischio di questi anni: non è il primo caso dove una notizia-bufala si diffonde a macchia d'olio, dove non viene verificata la fonte prima di sparare sentenze, dove qualcuno diventa protagonista negativo rispetto a colui o colei che meriterebbe invece l'onore (o l'onere) di essere sbattuto in prima pagina.

E forse nemmeno l'ultimo.



Monday 5 May 2014

Le 7 Donne Che Incontrerete Su Tinder

E' la App del momento: tutti l'hanno provata almeno una volta, anche solo per curiosità.

Memore di quando qualche anno fa quando utilizzavo C6, ho provato a scaricare Tinder.


A mio avviso, il segreto del successo di questa App risiede in un semplicissimo fattore: si basa sulla geolocalizzazione ed è possibile ricercare persone vicine, ma è possibile parlare solo con le persone che hanno espresso reciprocamente il gradimento.



 Il risultato di qualche giorno di utilizzo è contenuto in questa lista delle 7 tipiche donne che incontrerete su questa Social Discovery App di Dating Online.

 1 La Daddy-Girl
Incontrare su Tinder una foto di una ragazza con il proprio padre, indica solo una cosa: nessun uomo sarà mai come lui. Lei è la principessina del suo babbo. E tu, rassegnati: non sarai mai come lui.


2 La Dottoressa
Questa donna ha studiato (tanto) e ci tiene a mostarlo. Il lavoro per lei è fondamentale. Curare le persone per lei è una missione. E se fossi tu il suo prossimo paziente? Adatta a chi non ha paura di incontrarsi negli orari più improbabili, con una persona resa completamente pazza da anni di vita passati curva sui libri.

3 La Butterfly-Girl

Ah, quelle alette da fatina. Quanta dolcezza: a questa donna piace sognare, sentirsi amata e desiderata. Inutile mandarle messaggi per "andare subito al dunque": innescate la sua curiosità, chiedetele della sua vita e dei suoi interessi. 

4 La Camouflage-Girl
Il tipico profilo di ragazza a cui piace nascondersi: foto tra amiche, poche informazioni nella descrizione e pochi interessi su Facebook. E' su Tinder in avanscoperta, magari da poco tempo e sta studiando il campo. Potrebbe rivelarsi una perdita di tempo. O una piacevole sorpresa....

5 La Baby-Girl
Ama i bambini e non si vergogna a mostrarlo. Il messaggio subliminale è: "Se non ti piacciono i pupi, stai alla larga!" Molto adatta per uomini coccolosi, alla ricerca di tenerezza dopo una storia andata male.

6 La Pet-Girl

Come nel caso della Baby-Girl, nella sua vita al primo posto ci sono gli animali, considerati praticamente come figli. Siate pronti a condividere lunghe passeggiate con il suo Fido o gli infiniti peli lasciati dalla sua Batuffolina. Evitate messaggi banali su quanto amiate anche voi gli animali; se volete colpire, andate pure sul tecnico, parlando dell'ultima esclusiva pensione dove avete portato in vacanza il vostro cagnolone!

7 La Adventure-Girl

A questo profilo di donna piace viaggiare e muoversi. Siete fortunati: più è banale il luogo dove la foto è stata scattata, più saranno alte per voi le probabilità di intavolare una discussione. "Ah, che bella atmosfera che si respira sotto al Big Ben/vicino a Notre-Dame/dentro la Sagrada Familia"

Avete trovato nella vostra esperienza di utilizzo altri tipi di profilo su Tinder?
Sentitevi liberi di segnalarmelo: trovate i miei contatti sulla destra! :)

Vi saluto con un video molto simpatico: i 10 Motivi per cui Amo Tinder, realizzato da questa simpatica YouTuber.



Alessandro



Wednesday 9 April 2014

Creare una YouTube Star in 6 Mosse

Per chi ancora credesse di vivere in un’epoca in cui il marketing tradizionale è padrone, ho purtroppo cattive notizie. Al giorno d’oggi il consumatore si è evoluto nel cosiddetto prosumer, metà produttore e metà consumatore: non si limita più ad ascoltare ciò che i brand dicono ma è spesso egli stesso che fornisce indicazioni preziosissime alle aziende sul prossimo prodotto. In un’epoca come questa, il prosumer non si limita solo all’utilizzo della parola scritta su blog e social media per esprimere la propria opinione.

La nuova frontiera di espressione è il video.

Pensateci.
Quante volte ricercando qualcosa su Google vi è capitato non più di imbattervi nella semplice risposta su Yahoo! Answers (quante volte ci ha salvato la vita?) ma più probabilmente in un tutorial?
Non avete notato poi come negli ultimi tempi la vostra timeline di Facebook sia piena di video?
Il vostro sito d’informazione preferito non ha per caso da poco subito un restyle grafico che da molto più spazio ai filmati rispetto alle precedenti versioni?



Nulla di casuale: il fenomeno è ormai stabilmente in atto. Ne è passata di acqua sotto i ponti dall’acquisto di YouTube da parte di Google, con la nascita dei fenomeni (a volte grossolani e poco piacevoli) delle YouTube Stars, a cui hanno fatto seguito poi la nascita di Vine e la successiva aggiunta dei video ad Instagram.


Le aziende più smart hanno intuito il trend.

Come spesso accade, un fenomeno nato in maniera naturale è stato poi preso e modellato per scopi di business da diverse aziende. Un esempio perfetto: i The Jackal, un gruppo di videomaker napoletani nati nel 2005 in un’ottica just for fun che hanno realizzato un altissimo numero di video divertenti. Il loro punto di forza è stato quello di trattare tematiche molto vicine all’attualità ed alle persone, riuscendo a far breccia nel cuore dei fan e ad ottenere un successo crescente, con produzioni come The Parker, una trasposizione bitter-sweet del fenomeno dei parcheggiatori abusivi presenti nel capoluogo campano. Già da tempo i The Jackal sono parte del network CiaoPeople e hanno realizzato diverse campagne in ottica di Branded Advertainment, come la recente campagna per Alcott: il puro product placement si evolve, con il brand che passa da un ruolo di comparsa ad un ben più importante ruolo di co-protagonista, facendo felice allo stesso tempo il brand committente e il pubblico che guarda la produzione video, come nel caso di 5 Motivi per cui ODIO fare shopping con mia madre.



E se volessi realizzare una strategia di Branded Advertainment?

Ipotizziamo di avere a disposizione un nuovo personaggio, Mr. X, da lanciare nell’olimpo di YouTube: fotogenico, spigliato e con una bravura fuori dal comune nel campo del food.
Di cosa abbiamo bisogno per rendere Mr. X una nuova star?


1 Creare una storia – Mr. X sarà anche spigliato e bravo in quello che fa, ma nessuno ancora lo conosce. E’ necessario preparare il pubblico, costruendo una campagna teaser sul suo personaggio: la sua storia, le sue origini, cosa lo spinge a fare ciò che fa e i suoi punti di differenza rispetto ad altri esperti nel campo del food. Realizzare un mini-sito dove raccogliere tutte queste informazioni e i primi video teaser sarà importante, così come la realizzazione di una fanpage Facebook e un account Twitter dove far parlare Mr. X con i propri futuri fan.

2 Creare sinergie – Mr. X è solo l’ultimo arrivato: è necessario fargli “fare amicizia” con altre YouTube Star, facendolo partecipare in altre web series. Questo contribuirà ad aumentare la brand awareness del personaggio.

3 Creare serialità – Mr. X si è fatto conoscere al pubblico, è apparso in altre popolari webseries: è tempo di renderlo protagonista di una serie tutta sua.




Ipotizziamo ora di avere molti contatti con aziende che operano in diversi settori merceologici e che queste abbiano a disposizione un buon budget per progetti speciali. Come convincere queste aziende ad usufruire della popolarità ormai raggiunta da Mr. X?

1 Product Placement – Mr. X è un personaggio piuttosto particolare: indossa occhiali da sole con lenti strane mentre cucina, ama gli abiti firmati e utilizza gli elettrodomestici più moderni per cucinare. Inoltre adora ascoltare musica grazie al suo moderno impianto perché lo aiuta ad essere creativo mentre mescola sapientemente le sue pietanze ed ama sorseggiare una birra dal sapore corposo per rilassarsi. Mentre leggevate queste righe vi sono venuti in mente brand come Bose, Ray-Ban, Ceres, Whirpool o Armani? Quali di questi brand sarebbero potenzialmente interessati ad un campione di ascolti online? Tutti!

2 Eventi Mr. X sta iniziando a farsi conoscere da un pubblico più vasto. E’ tempo di uscire dal web: la partecipazione ad eventi che coinvolgono molte persone è l’ideale per raggiungere una audience trasversale dal vivo: eventi come il Salone del Mobile dove ci sono tematiche legate al food come EuroCucina o un evento che si avvicina velocemente come l’Expo 2015 di Milano e che sarà dedicato al mangiar bene sono perfetti per la nostra YouTube star per raccogliere il consenso non solo dei presenti agli eventi ma anche per interagire con i blogger che saranno presenti in massa. Le aziende che sceglieranno di sponsorizzare Mr. X potranno ovviamente usufruire della sua crescente popolorità.

3 Social TV – La televisione generalista è da tempo in crisi di ascolti, complice la poca voglia di rischiare da parte degli autori che puntano a format ormai rodati ma che il pubblico ha dimostrato di ripudiare come ampiamente dimostrato dal basso share del Grande Fratello 13: oggi le persone preferisco guardare canali tematici, anche a pagamento, o usufruire di servizi on demand.
Ecco perché l’obiettivo finale per Mr. X è quello di creare una vera e propria Social TV, che vada oltre il semplice canale YouTube dove vengono caricati video.


Sarà necessaria una programmazione a lungo termine, con un vero e proprio piano editoriale dove il personaggio non solo cucinerà pietanze in tema con il periodo, (ricette Pasquali, Natalizie, estive, etc.) ma parlerà di diversi temi mentre lo fa: l’ultimo film di Leonardo Di Caprio, il Job Act di Renzi, la vittoria del Barcellona, le ultime notizie di Gossip, il modello più recente di cellulare della Samsung, l'ultimo videogioco della EA Sports saranno i temi trattati che verranno poi successivamente veicolati su diversi canali in ambito digital e social. Parte integrante del video, come già accennato nel punto uno, saranno le aziende che godranno del product placement grazie all'esposizione raggiunta da Mr. X.

Pronti all'avventura?
Il vostro Mr. X potrebbe essere dietro l'angolo: sta a voi ora rimboccarvi le maniche e metterlo davanti ai fornelli!

Per oggi è tutto! Per essere sempre aggiornati sul mondo della comunicazione e del marketing, seguitemi su Twitter:




Cheers,
Alessandro




Monday 7 April 2014

Utilizzare i Forum per Promuovere un Articolo? Yes, We Can!


E' praticamente da sempre che lavoro nel campo dei Social Media. 

Avevo circa 15 anni quando mi avvicinai a questo mondo.
I Social Network per eccellenza dei primi anni Duemila erano i forum e la mia passione per i videogames mi spingeva a frequentarli il più possibile per tenermi in contatto con altri nerd/geek appassionati come il sottoscritto. In particolare, la mia preferenza era per quello di Multiplayer.it, ancora oggi vera e propria bibbia per gli appassionati del genere.
Ricordo che la mia passione mi spinse in un percorso particolare: prima assiduo lurker, poi membro attivo della community ed infine Moderatore, quello che definirei il primo e preistorico Community Manager.



Da Moderatore, il passo è breve: la sezione Nintendo del sito ricercava Redattori (il GameCube era la console della grande N all'epoca, un gioiellino che ha sfornato qualche capolavoro, ma che purtroppo non ha riscosso il successo sperato). Mi proposi ed ecco che in breve diventai prima redattore semplice, salendo successivamente di livello, fino ad occuparmi del sito come Newshunter ed infine come Supervisor della sezione Nintendo.

Il forum diventava mezzo di discussione ma, soprattutto, mezzo di promozione.All'epoca si puntava tutto sui motori di ricerca, ma soprattutto sulla Community.
L'ultimo articolo che veniva inserito in sticky topic per renderlo immediatamente visibile ai "followers".

Ed oggi? E' ancora pensabile utilizzare i forum o sono qualcosa che non funziona?
La mia opinione è che i forum siano ancora un mezzo potente, se ben utilizzato.
E' impensabile creare al giorno d'oggi un forum generico (seppur in giro veda ancora molti tentativi....). Nel caso di community come quella già citata di Multiplayer o ad esempio Androidiani, dove gli utenti possono parlare di argomenti molto specifici, il forum è un mezzo potentissimo. 
Su questa tipologia di forum è possibile trovare due tipologie di utenti:
  1. Il random user, il classico utente che va sul forum perché Google lo ha guidato a quella "soluzione" 
  2. Il passionate user, l'utente fidelizzato a quella community (che probabilmente passerà molto tempo a catechizzare i nuovi arrivati sul rispetto delle regole di un luogo che non conoscono)


Dando per scontato che chiunque oggi crei un forum abbia un sito legato ad esso, è molto importante attirare la seconda categoria di utenti sul forum. Saranno infatti i passionate user che:
  •  utilizzeranno il forum
  • lo riempiranno di contenuti
  •  creeranno le amicizie virtuali necessarie a sviluppare la community (e i ritrovi dal vivo!)
  • commenteranno in maniera positiva gli articoli postati e li condivideranno sui "social network tradizionali" 

E' più importante tenere vivo un forum o i classici Facebook & co.?
Viviamo ormai in un mondo Facebookcentrico, dove tutti i contenuti passano per il colosso con sede a Palo Alto, dove l'utente medio si è abituato a cliccare su di un link postato dalla fanpage ufficiale o condiviso da un amico. Eppure tenere vivo un forum, tenere viva una community al di fuori di Facebook è importantissimo. Per quanto i Gruppi di Facebook abbiano provato ad imitare il concetto dei Forum, trovo che gli utenti si sentano limitati da un concetto che non è nativo del Social Network di Zuckerberg. L'importante è tenere viva la componente Social all'interno del forum, consentendo agli utenti di condividere i contenuti postati su Facebook e le altre piattaforme alle quali sono iscritti.


Cheers,
Alessandro